Fotografo da sempre, o almeno da quando ne ho memoria.Da piccola scattavo per gioco, poi verso i trent’anni ho iniziato a fare sul serio con una macchina manuale, dove ogni impostazione dipendeva da me. Un’esperienza che mi ha insegnato a osservare davvero la luce, coglierne le sfumature e cercare il modo migliore per catturarle. Poi sono passata alla reflex e infine al digitale, ma il mio approccio non è cambiato: attenzione ai dettagli, ricerca della luce perfetta, desiderio di fermare un momento prima che svanisca.
La fotografia ha sempre accompagnato i miei viaggi, sia per turismo che per lavoro. Tra tutti i soggetti, il mare mi ha sempre affascinato, soprattutto d’inverno, con le sue atmosfere mutevoli e la luce in continuo cambiamento. Forse è proprio questa imprevedibilità ad attrarmi: ogni scatto è unico e irripetibile.
Quando sono entrata nei mondi virtuali di Second Life e Craft, è stato naturale continuare a coltivare questa passione in un modo nuovo. Grazie agli strumenti di Firestorm, che si evolvono continuamente, ho potuto esplorare un altro genere di fotografia, ma lo scopo è rimasto lo stesso: fermare un istante prima che si dissolva.
Alla fine, ciò che mi spinge a fotografare è la paura dell’oblio. Ho persino sogni ricorrenti in cui dimentico di mettere la macchina fotografica nei bagagli e mi sveglio con un profondo senso di angoscia.
Per me, la fotografia è questo: un modo per fermare il tempo, per non perdere quei frammenti di vita destinati a svanire troppo in fretta. Non a caso, in un racconto scritto tempo fa, chiamavo la macchina fotografica “macchina del tempo”.





